Sergio Marchionne si è innanzitutto assunto la responsabilità e il rischio di ricostruire, accettando consapevolmente una sfida ritenuta da molti impossibile.

A differenza dei suoi predecessori Marchionne fa leva su una sottile clausola del contratto con General Motors. Dopo mesi di trattative Gm è costretta a pagare Fiat per non acquistarla.

Nel pieno della crisi economica del 2008, mentre tutti assistono al fallimento di uno dei tre marchi automobilistici più prestigiosi d’America, Sergio Marchionne riesce a vedere un'opportunità di sviluppo.

Lo stabilimento di Pomigliano è fermo da anni, dopo mesi di scontri coi sindacati si deciderà con un referendum l’entrata in vigore di un nuovo contratto lavorativo che permetterà, nonostante l’aumento dei ritmi lavorativi, di far ripartire lo stabilimento.

Marchionne attuava una leadership funzionale ma criticata: chiedeva molto perché dava moltissimo, chiedendo la massima fiducia e la massima condivisione delle scelte, che portassero ad un successo o ad una delusione.

Nonostante la malattia, tenuta segreta fino all’ultimo, decide di mostrarsi in pubblico in un luogo rappresentativo della sua storia, nel quale compie un gesto che riassume e simboleggia il suo percorso umano e professionale.

Contro ogni previsione della vigilia, con l’arrivo di Marchionne, Fiat si ritrova di nuovo competitiva e più forte di prima: un cambiamento travolgente, reso possibile da un uomo che non ha avuto paura di abbattere ciò che non andava, perché sapeva che avrebbe costruito qualcosa di nuovo.